Il nome non è necessariamente il nostro nome e cognome, una cosa è il “nome” con cui fatturiamo, altra è il nome con cui siamo conosciuti.
Certo per un professionista la creazione del nome è un tantino più complessa rispetto ad un’azienda ma considerando che il nome vale da solo oltre il 50% dei risultati lavorativi, vale davvero la pena dedicargli la giusta attenzione. Ha la funzione vitale di trasmettere immediatamente il tuo posizionamento e di essere ricordato e ripetuto a terzi il più semplicemente possibile.
Quattro regolette in croce per non commettere gli errori più grossolani che si commettono nella creazione di un nome.
-Le crasi dei nomi (dei soci) non vanno bene mentre funzionano le crasi tra il beneficio/desiderio e la soluzione (MarPa architettura di Mauro e Paola no, Archome, architettura d’interni va molto meglio), le sigle come JFK funzionano soltanto se sei il presidente degli Stati Uniti d’America e sei stato assassinato (MP, se possibile, è peggio di MarPa).
-Il nome non deve creare fraintendimenti o mettere in difficoltà chi dovrebbe parlare di te (SceMo scienza e movimento non è un buon nome per uno studio di ingegneria), deve essere composto al massimo da due parole (Studio Legale Rossi Bianchi e Verdi fa tanto nazionale ma ti assicuro che non funziona),deve suonare quindi poche sillabe e che abbiano un legame armonico tra loro (la rosa non profuma meno con un altro nome, ma se si chiamasse swirkertzwsiter non sarebbe il simbolo dell’amore).
-Deve trasmettere immediatamente in maniera chiarissima, chi sei, cosa fai quale è il beneficio che hanno i tuoi clienti a lavorare con te e memorizzarlo immediatamente in maniera tale da essere immediatamente trasmissibile.
(Se vuoi approfondire segui la puntata numero 17 del podcast minding for dummies)
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